Air traffic in 24 hours - StumbleUpon:
'via Blog this'
Wednesday, August 31, 2011
Sunday, August 28, 2011
Bosscha: Lebaran Jatuh pada 31 Agustus 2011
Ngamprah (ANTARA) - Peneliti Observatorium Bosscha Bandung, Jawa Barat, Deva Octavian menegaskan bahwa hari lebaran 2011 atau 1 syawal 1432 Hijriah akan jatuh pada 31 Agustus 2011.
Penentuan itu merupakan hasil dari pengamatan dengan menggunakan pisau analisis ilmu astronomi yang dimilikinya. Oleh karena itu, ijtimak akhir Ramadhan 1432 Hijriah akan dilakukan pada Senin 29 Agustus pukul 10.04 WIB.
Per uno Stato Palestinese riconosciuto
600 km di muro imprigionano la Palestina
La nostra campagna per lo stato palestinese sta montando, con quasi 700.000 persone tra noi che hanno risposto alla chiamata nel giro di pochi giorni! La campagna è stata sulle prime pagine dei principali giornali, citata all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e diffusa via Twitter dal Presidente palestinese in persona. Il Consiglio di Sicurezza discuterà nuovamente la questione questa settimana, ma alcuni governi chiave non hanno ancora preso posizione.
Alti diplomatici hanno dichiarato ad Avaaz che l’opinione pubblica gioca un ruolo chiave per incanalare il sostegno all’indipendenza. Molte persone però hanno la sensazione di non comprendere a fondo la situazione tanto da attivarsi. Avaaz ha prodotto un nuovo breve video, che racconta la vera storia del conflitto. Se saremo in tanti a vedere il video e a firmare la petizione, potremo creare un’ondata di pressione enorme e influenzare così il voto.
Troppo spesso i media non ci dicono veramente quello che abbiamo bisogno di sapere per agire. Quasi 10 milioni di persone stanno ricevendo questa e-mail e potranno guardare questo video. Se lo inoltriamo ora a un numero notevole di persone, DIVENTIAMO noi stessi i media, e possiamo determinare l’opinione pubblica. Clicca in basso per vedere il video, firma la petizione se non lo hai già fatto, e inoltra questa e-mail a ogni tuo contatto, specialmente nei paesi europei ancora incerti – raggiungiamo l’obiettivo di 1 milione di firmatari prima che si tenga l’incontro dell’ONU questa settimana:
Lo scorso mese i Palestinesi hanno presentato la loro dichiarazione d’indipendenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Più di 120 paesi li sostengono, ma gli Stati Uniti respingono la proposta e hanno mandato un chiaro messaggio ai loro alleati europei: il sostegno alla legittima dichiarazione palestinese si ripercuoterà duramente nelle relazioni bilaterali. Ora tocca a noi far capire ai principali leader europei che l’opinione pubblica è in favore di questa spinta diplomatica nonviolenta e che dovremmo essere noi la base per le scelte politiche, non importa se questo farà “arrabbiare gli americani”.
Mentre la maggioranza dei palestinesi e degli israeliani vuole la soluzione del conflitto basata sui due stati, il governo estremista israeliano continua ad appoggiare la costruzione degli insediamenti nelle aree contese. E nonostante i ripetuti sforzi, i decenni spesi in negoziati di pace patrocinati dagli Stati Uniti non sono riusciti a frenare le violenze da entrambe le parti e a far raggiungere un accordo.
Proprio adesso questa dichiarazione d’indipendenza potrebbe rivelarsi la migliore opportunità che abbiamo per superare lo stallo, evitare un’altra spirale di violenza e spianare il campo da gioco tra le due parti per favorire i negoziati. La nostra campagna sta esplodendo in tutto il mondo – assicuriamoci che arrivi alle orecchie dei principali leader europei il cui appoggio è di cruciale importanza. Clicca in basso per vedere il video, firma la petizione se non lo hai già fatto e inoltra questa e-mail a ogni tuo contatto – raggiungiamo il traguardo di 1 milione di firmatari:
http://www.avaaz.org/it/middle_east_peace_now/?vl
C’è molta disinformazione sul conflitto israelo-palestinese e molti di noi non se la sentono di partecipare in prima persona. Ma questo breve video spiega la situazione in modo chiaro e può cambiare le cose. In quanto network globale di quasi 10 milioni di persone sparse in ogni paese del mondo, noi abbiamo l’opportunità d’influenzare un voto che potrebbe ribaltare una situazione di decenni di violenza. Tutto quello che dobbiamo fare è condividere questo filmato e incoraggiare le persone che conosciamo a unirsi a questa campagna fondamentale per la pace
Labels:
bali,
global warming,
green,
human,
life,
photo,
planet,
pollution,
premchandbali,
sale,
travel,
villa
THE MOVEMENTS IN BALINESE DANCE
Balinese dance is unique, dynamic, and the movement is very complex. When dancing, a dancer has to be able to exercize all of her body's parts from head to toe. The most important thing she needs to remember is she has to always bend her knees, her back, and keeps her shoulders wide open.
Custom Search
Thursday, August 25, 2011
Climate Change Debate % global warming
Some say the earth is warming, some say it is cooling, and others concede that it is changing but insist that it is not due to human action. What is interesting is how different groups frame the climate change debate in a manner that furthers their own self-interests. Information can be a very strong political tool. Special interests or political groups may be selective with the data they present to the public, or silence the voices of opposition to further their cause, but at what cost to the public and our environment? I fear politics alters facts and the free exchange of information in such a way that the public looks to politicians and special interest proponents for guidance rather than scientific information. When word choice, i.e. “global warming” vs. “climate change,” becomes more important than supporting science, I think we have a problem on our hands
Global Warming May Cause Higher Loss of Biodiversity Than Previously Thought
.
White branches show lost genetic lineages (no climatically suitable areas projected) in 2080 if global temperature increases by four degreesScienceDaily (Aug. 24, 2011) — If global warming continues as expected, it is estimated that almost a third of all flora and fauna species worldwide could become extinct. Scientists from the Biodiversity and Climate Research Centre (Biodiversität und Klima Forschungszentrum, BiK-F) and the SENCKENBERG Gesellschaft für Naturkunde discovered that the proportion of actual biodiversity loss should quite clearly be revised upwards: by 2080, more than 80 % of genetic diversity within species may disappear in certain groups of organisms, according to researchers in the title story of the journal Nature Climate Change. The study is the first world-wide to quantify the loss of biological diversity on the basis of genetic diversity.Custom Search
Friday, August 19, 2011
“Libertà per il Tibet, basta oppressione cinese”. Il monaco si dà fuoco per protesta
Il 15 agosto Tsewang Norbu, un monaco 29enne del monastero di Nyitso della prefettura di Kardze (tradizionalmente parte della regione del Tibet conosciuta come Kham) è morto dopo essersi dato fuoco per protesta contro il governo cinese.
Verso mezzogiorno Tsewang è andato sul ponte nel centro della cittadina di Tawu, nella prefettura autonoma di Kardze della provincia del Sichuan. Ha cominciato a gridare slogan inneggianti alla libertà del Tibet e al ritorno del Dalai Lama a Lhasa, la ex capitale del Tibet, che fino al 1951 era uno stato sostanzialmente autonomo e indipendente. Dopo una decina di minuti ha bevuto petrolio, se ne è cosparso il corpo e si è dato fuoco, trasformandosi immediatamente in una torcia umana e morendo subito dopo.
Tsering Woeser, la poetessa e blogger buddhista di padre cinese di etnia han e madre tibetana, che vive a Beijing e tiene un blog considerato una preziosa fonte di informazione indipendente sulla Cina, ha scritto su Twitter: “Tsewang ha lanciato dei volantini e gridato slogan, chiedendo libertà per il Tibet e il ritorno di Sua Santità il Dalai Lama”. E ancora: “Dopo dieci minuti si è immolato sulla strada principale per Beijing ed è morto sul posto”. Stando alla Woeser, i monaci di Nyitso hanno portato via il corpo per celebrare i riti funerari ma i soldati cinesi hanno cercato di strapparglielo via.
Sembra che il gesto disperato di Tsewang sia dovuto alle nuove restrizioni politiche e religiose imposte dalla Cina nella regione, e in particolare nella contea di Tawu. Il 16 marzo scorso si era dato fuoco Phuntsog, un monaco di 20 anni del monastero di Kirti, nella contea di Amdo Ngaba a circa 200 chilometri da Tawu, per commemorare la manifestazione del 2009 di monaci e laici durante la quale, a causa della repressione, molti erano stati uccisi. Fra questi una donna incinta, una studentessa di 16 anni e un bambino di 5. Da allora le autorità cinesi hanno dato il via a una nuova ondata di arresti, controlli e sessioni di “rieducazione” forzata.
Il 6 luglio scorso oltre 10.000 persone fra laici e monaci si sono riunite per celebrare il 76esimo compleanno del Dalai Lama. La macchina repressiva si è fatta subito sentire. I rituali previsti non sono stati portati a compimento e, come punizione per aver indetto l’evento, al monastero di Nyitso è stata tagliata l’acqua corrente e l’elettricità per una settimana. Un episodio ancora più grave è accaduto il 10 agosto quando Thinlay, un prigioniero politico tibetano arrestato nell’aprile 2009 per aver distribuito manifestini inneggianti la libertà del Tibet, è morto a causa delle torture subite durante sette mesi di detenzione. In questo periodo sembra sia stato torturato e picchiato duramente anche sulla testa e abbia riportato danni che gli hanno causato gravi disturbi psicologici, di cui ha continuato a soffrire fino alla morte.
Specie da quando è scoppiata la protesta di Lhasa del 2008, i monasteri buddhisti maschili e femminili della Regione Autonoma del Tibet devono affrontare restrizioni delle libertà civili via via maggiori da parte delle autorità cinesi. Chemi Tenzin, un monaco nativo di Tawu appartenente al monastero di Ganden, uno dei tre grandi centri di studio del buddhismo tibetano della scuola Gelugpa distrutto completamente nel 1959 e ristabilitosi in Karnataka, nell’India meridionale, ha detto che “le autorità cinesi hanno tagliato acqua ed elettricità ai monasteri di Nyitso sin dalle celebrazioni per il compleanno del Dalai Lama. Dopo la morte di Tsewang la Cina ha intensificato i controlli e ha circondato il monastero, mettendo i monaci in una situazione di grave pericolo”.
L’agenzia ufficiale del governo cinese, Xinhua, ha riportato che un monaco si è dato fuoco ma “non è chiaro perché si sia bruciato”. Stephanie Brigden, direttore dell’organizzazione Free Tibet di Londra, ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per quello che potrebbe succedere a Tawu. Nelle ultime ore le linee telefoniche sono state tagliate, gli Internet caffè sono stati chiusi […] e l’esercito ha circondato il monastero”.
Anche il neo primo ministro del governo del Tibet in esilio Lobsang Sangay ha dichiarato su The New York Times, in un editoriale dal signficativo titolo “Il mito del paradiso socialista”, che la morte di Tsewang Norbu, che ha definito “la seconda auto immolazione di quest’anno”, è “una testimonianza sulla continua repressione della Cina e sulla continua resistenza dei tibetani.” Ha detto di non incoraggiare le proteste ma che è suo “sacro dovere sostenere i coraggiosi compatrioti senza voce”.
Il suicidio tramite il fuoco è una pratica storicamente attestata in Asia ed è considerata una testimonianza resa per attrarre l’attenzione su un certo problema e, soprattutto, per punire moralmente chi ha costretto la persona a commettere quel gesto. Tsewang ha certamente attirato l’attenzione sulla situazione dei tibetani in Cina ma, stando al rapporto 2011 di Amnesty International, i diritti umani e civili di tibetani, uiguri, mongoli e altre minoranze etniche del paese sono sistematicamente violati. Chi sa se il governo cinese si sente moralmente colpevole del sacrificio di Tsewang.
Custom Search
Verso mezzogiorno Tsewang è andato sul ponte nel centro della cittadina di Tawu, nella prefettura autonoma di Kardze della provincia del Sichuan. Ha cominciato a gridare slogan inneggianti alla libertà del Tibet e al ritorno del Dalai Lama a Lhasa, la ex capitale del Tibet, che fino al 1951 era uno stato sostanzialmente autonomo e indipendente. Dopo una decina di minuti ha bevuto petrolio, se ne è cosparso il corpo e si è dato fuoco, trasformandosi immediatamente in una torcia umana e morendo subito dopo.
Tsering Woeser, la poetessa e blogger buddhista di padre cinese di etnia han e madre tibetana, che vive a Beijing e tiene un blog considerato una preziosa fonte di informazione indipendente sulla Cina, ha scritto su Twitter: “Tsewang ha lanciato dei volantini e gridato slogan, chiedendo libertà per il Tibet e il ritorno di Sua Santità il Dalai Lama”. E ancora: “Dopo dieci minuti si è immolato sulla strada principale per Beijing ed è morto sul posto”. Stando alla Woeser, i monaci di Nyitso hanno portato via il corpo per celebrare i riti funerari ma i soldati cinesi hanno cercato di strapparglielo via.
Sembra che il gesto disperato di Tsewang sia dovuto alle nuove restrizioni politiche e religiose imposte dalla Cina nella regione, e in particolare nella contea di Tawu. Il 16 marzo scorso si era dato fuoco Phuntsog, un monaco di 20 anni del monastero di Kirti, nella contea di Amdo Ngaba a circa 200 chilometri da Tawu, per commemorare la manifestazione del 2009 di monaci e laici durante la quale, a causa della repressione, molti erano stati uccisi. Fra questi una donna incinta, una studentessa di 16 anni e un bambino di 5. Da allora le autorità cinesi hanno dato il via a una nuova ondata di arresti, controlli e sessioni di “rieducazione” forzata.
Il 6 luglio scorso oltre 10.000 persone fra laici e monaci si sono riunite per celebrare il 76esimo compleanno del Dalai Lama. La macchina repressiva si è fatta subito sentire. I rituali previsti non sono stati portati a compimento e, come punizione per aver indetto l’evento, al monastero di Nyitso è stata tagliata l’acqua corrente e l’elettricità per una settimana. Un episodio ancora più grave è accaduto il 10 agosto quando Thinlay, un prigioniero politico tibetano arrestato nell’aprile 2009 per aver distribuito manifestini inneggianti la libertà del Tibet, è morto a causa delle torture subite durante sette mesi di detenzione. In questo periodo sembra sia stato torturato e picchiato duramente anche sulla testa e abbia riportato danni che gli hanno causato gravi disturbi psicologici, di cui ha continuato a soffrire fino alla morte.
Specie da quando è scoppiata la protesta di Lhasa del 2008, i monasteri buddhisti maschili e femminili della Regione Autonoma del Tibet devono affrontare restrizioni delle libertà civili via via maggiori da parte delle autorità cinesi. Chemi Tenzin, un monaco nativo di Tawu appartenente al monastero di Ganden, uno dei tre grandi centri di studio del buddhismo tibetano della scuola Gelugpa distrutto completamente nel 1959 e ristabilitosi in Karnataka, nell’India meridionale, ha detto che “le autorità cinesi hanno tagliato acqua ed elettricità ai monasteri di Nyitso sin dalle celebrazioni per il compleanno del Dalai Lama. Dopo la morte di Tsewang la Cina ha intensificato i controlli e ha circondato il monastero, mettendo i monaci in una situazione di grave pericolo”.
L’agenzia ufficiale del governo cinese, Xinhua, ha riportato che un monaco si è dato fuoco ma “non è chiaro perché si sia bruciato”. Stephanie Brigden, direttore dell’organizzazione Free Tibet di Londra, ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per quello che potrebbe succedere a Tawu. Nelle ultime ore le linee telefoniche sono state tagliate, gli Internet caffè sono stati chiusi […] e l’esercito ha circondato il monastero”.
Anche il neo primo ministro del governo del Tibet in esilio Lobsang Sangay ha dichiarato su The New York Times, in un editoriale dal signficativo titolo “Il mito del paradiso socialista”, che la morte di Tsewang Norbu, che ha definito “la seconda auto immolazione di quest’anno”, è “una testimonianza sulla continua repressione della Cina e sulla continua resistenza dei tibetani.” Ha detto di non incoraggiare le proteste ma che è suo “sacro dovere sostenere i coraggiosi compatrioti senza voce”.
Il suicidio tramite il fuoco è una pratica storicamente attestata in Asia ed è considerata una testimonianza resa per attrarre l’attenzione su un certo problema e, soprattutto, per punire moralmente chi ha costretto la persona a commettere quel gesto. Tsewang ha certamente attirato l’attenzione sulla situazione dei tibetani in Cina ma, stando al rapporto 2011 di Amnesty International, i diritti umani e civili di tibetani, uiguri, mongoli e altre minoranze etniche del paese sono sistematicamente violati. Chi sa se il governo cinese si sente moralmente colpevole del sacrificio di Tsewang.
Custom Search
Thursday, August 18, 2011
Sunday, August 7, 2011
Saturday, August 6, 2011
Thursday, August 4, 2011
Nexusedizioni
STORIE DI ORDINARIA RIVOLUZIONE…
Di Marco Pala
Nexusedizioni
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo;sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
■2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
■2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
■2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
■2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?
SINCERAMENTE NO.
I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia “censura” o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i “nostalgici” potranno usare il telefono, gli “appassionati” potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.
I più “tecnologicamente avanzati” potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all’articolo, lanciare una salvifica catena di Sant’Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I “guru del web” si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.
L’importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell’informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d’affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.
In fede,
il cittadino sovrano Marco Pala
(alias “marcpoling”)
Di Marco Pala
Nexusedizioni
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo;sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
■2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
■2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
■2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
■2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?
SINCERAMENTE NO.
I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia “censura” o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i “nostalgici” potranno usare il telefono, gli “appassionati” potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.
I più “tecnologicamente avanzati” potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all’articolo, lanciare una salvifica catena di Sant’Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I “guru del web” si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.
L’importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell’informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d’affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.
In fede,
il cittadino sovrano Marco Pala
(alias “marcpoling”)
Custom Search
Labels:
bali,
beauty,
life,
life beach indonesia bali picture viaggi vacanza accomodation,
photo,
premchandbali,
rent,
sale,
spa,
sunda,
travel,
villa,
west java
Location:
rio grande do norte, Brasile
Subscribe to:
Posts (Atom)